Crescono ancora nel 2016 gli investimenti in tecnologia degli studi professionali italiani: non solo la spesa complessiva in tecnologie di avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro cresce del 2,5%, toccando quota 1,142 milioni di euro nel 2016, ma in molti studi professionali diventa ormai leva strategica per migliorare l’organizzazione e il posizionamento sul mercato.
La spesa media in tecnologie informatiche nel 2016 si assesta sui 9 mila euro con un’incidenza pari al 16% dei costi complessivi sostenuti. L’investimento in ICT è pari in media a 8.700 euro sia per i commercialisti sia per i consulenti del lavoro, mentre gli studi legali spendono meno, in media 4.600 euro, e gli studi multidisciplinari molto di più, 16.400 euro.
Ma il dato più importante è che oltre metà degli studi che ha investito in tecnologia in questi anni giudica significativi i benefici ottenuti.
In particolare gli investimenti hanno consentito di aumentare l’efficienza dello Studio e la produttività individuale, ampliare i servizi offerti alla clientela, migliorare le relazioni con i clienti.
Questi sono i risultati dell’ormai annuale Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano.
Il cambiamento di marcia c’è stato, la tecnologia ha trasformato le professioni e nessuno può più farne a meno. C”è chi ammette di essere stato tra i più arretrati per oltre un decennio (come gli avvocati) e chi invece dice di aver cominciato ad “informatizzarsi” già oltre 15 anni fa (come i notai), chi parla di una crescita tecnologia costante all’interno della propria categoria (come i consulenti del lavoro) e chi sta facendo di tutto per capire dove andrà il futuro della propria categoria professionale (come i commercialisti).
Gli avvocati quindi sono ancora i più restii ad investire (anche per questioni di reddito) ma stanno finalmente capendo l’importanza delle tecnologie per il futuro della loro attività.
A tal proposito non posso che concordare con le parole di Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale:
“Il mondo delle professioni, anche se con velocità non omogenee, si sta muovendo verso l’era digitale e lancia un segnale forte: abbracciando l’innovazione tecnologica, gli studi rappresentano un sostegno fondamentale per la crescita del sistema imprenditoriale nazionale. Le tecnologie informatiche stanno supportando lo sviluppo degli studi professionali italiani, che investono sempre di più in ICT anche se non sempre le scelte riflettono le effettive necessità, tanto che i benefici percepiti da alcuni studi sono ancora modesti. Di certo, l’adozione di nuovi strumenti tecnologici sta facilitando l’evoluzione di nuovi modelli di organizzativi. Social network e consulenza online crescono e integrano sempre più la proposta dei servizi, mentre gli smart data rappresentano per alcuni una buona realtà, per la maggior parte una grande area di interesse”.
Sito web e social per gli avvocati
“I progetti di innovazione avviati dagli studi professionali riguardano principalmente ancora l’efficienza interna e la gestione delle relazioni tramite le tecnologie, ma l’innovazione sui servizi è già rilevante e segnala una cultura in crescita”
A differenza degli altri professionisti, per gli avvocati solo gli ultimi due-tre anni sono stati caratterizzati da un forte sviluppo tecnologico dovuto soprattutto alla nascita del processo telematico civile e amministrativo. Resta quindi un gap come spiega il consigliere del Cnf Carlo Allorio:
“In merito alla digitalizzazione dei singoli studi legali, è difficile fare un discorso generale, perché gli avvocati sono tantissimi e anche dal punto di vista reddituale ci sono differenze enormi … l’investimento degli avvocati in tecnologia in media, è sempre stato più basso rispetto alle altre categorie professionali e penso che lo rimarrà almeno fino a quando una buona metà di avvocati non riuscirà ad avere livello di reddito paragonabile a quello delle altre professioni”.
E’ il classico problema del cane che si morde la coda. Meno si guadagna e meno si investe su ciò che può fare la differenza per lo sviluppo dello studio legale.
Tra gli investimenti di maggiore interesse per il futuro spicca il sito web (38%), che segna il desiderio degli studi di comunicare di più e meglio con la clientela servita e potenziale. E uno studio su quattro già utilizza in qualche modo i dati che transitano per fornire nuovi contenuti alla clientela. Mentre è boom per l’utilizzo dei social network, sempre più usati a sostegno delle attività dello studio, con un incremento in un anno dal 44% al 63%. La consulenza online viene già messa a disposizione dal 9% del campione, mentre il 52% si dimostra fortemente interessato, a significare un’attenzione ormai maturata verso questa modalità di servizio.
Qualcosa si muove quindi anche se il settore rimane il più arretrato tra le professioni nonostante la differenza tra chi investe in tecnologia e chi no aumenterà ulteriormente il gap tanto da far uscire una parte degli avvocati dal settore (già oggi ormai molti cominciano a guardarsi intorno preferendo materie come l’insegnamento alla professione)
Se vuoi iniziare a capire dove investire, ti invito a leggere le nostre guide o contattarci direttamente per una consulenza.
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