Riportiamo le ultime notizie sulla riforma delle pensioni per gli avvocati riprese dal Sole 24 Ore.
Slitta la riforma della previdenza per gli avvocati. Il passaggio al sistema contributivo “puro” per tutti i nuovi iscritti sarebbe dovuto scattare già dal 1° gennaio, ma sulla riforma, varata in autunno dalla Cassa forense, i ministeri vigilanti hanno espresso alcuni rilievi. E ora la partenza è incerta. Con una nota del 29 dicembre scorso, infatti, il ministero del Lavoro (che coordina la vigilanza sugli enti di previdenza dei professionisti) ha comunicato alla Cassa alcune osservazioni sulla riforma. Con il risultato di bloccare temporaneamente l’approvazione della delibera e di rinviarne l’applicazione. Sotto la lente del Governo sarebbero finite, secondo le prime indiscrezioni, in particolare le disposizioni sulle entrate contributive. Nel disegno di Cassa forense dal 2024 si prevedeva un graduale innalzamento delle aliquote contributive con l’obiettivo di confermare nel lungo periodo la sostenibilità e l’equilibrio dei conti dell’ente privato: in particolare, l’aliquota del contributo soggettivo doveva aumentata di due punti dal 15 al 17% (un punto per ogni anno dal 2024 al 2025). Rivisti al rialzo anche i contributi volontari (dal 10 al 15%) e quelli versati dai pensionati attivi. Mentre alcune riduzioni e agevolazioni erano previste per i redditi minimi e i nuovi iscritti. Ma l’intervento più significativo portato avanti con la riforma è quello sulle modalità di calcolo delle pensioni.
Nello schema di Cassa forense sono tre le modalità di calcolo dell’assegno: oltre al contributivo puro (che sarebbe partito per tutti i nuovi iscritti da quest’anno) e al calcolo retributivo, previsto ancora solo per gli avvocati con almeno 18 anni di iscrizione (ma con un abbassamento del coefficiente di rendimento per il calcolo della pensione) per gli altri, gli avvocati con meno di 18 anni di anzianità contributiva, è previsto un calcolo misto, pro rata, con il contributivo solo da quest’anno. La riforma lascia invariate le regole di accesso alla pensione di vecchiaia, vecchiaia anticipata e anzianità. Ora la parola passa di nuovo a Cassa forense. Sarà, in particolare, il comitato dei delegati dell’ente (lo stesso che aveva varato le nuove regole) a dover innanzitutto valutare i rilievi mossi dai ministeri e a decidere se intervenire con alcune correzioni. Un dato è certo: la data di partenza delle nuove pensioni per gli avvocati non potrà essere quest’anno (o almeno non nei primi mesi) come preannunciato perché in ogni caso l’interlocuzione tra la Cassa e i ministeri sarà ancora lunga.
Questo non potrà non avere ripercussioni anche sul bilancio dell’istituto, delineato con i nuovi parametri ma che ora, naturalmente, dovrà essere aggiornato. I rilievi alla riforma arrivano dopo che gli stessi ministeri vigilanti avevano bocciato anche la scelta di Cassa forense di non riscuotere l’anno scorso il contributo minimo integrativo per i redditi bassi. In realtà si trattava di una proroga di un altro anno (il quinto) di questo esonero, partito già nel 2018, decisa proprio in vista dell’entrata in vigore della riforma complessiva. Ma anche questa scelta non ha passato il vaglio ministeriale. La Cassa ha impugnato il provvedimento di diniego, ma ha perso al Tar del Lazio e ha dovuto procedere subito alla riscossione degli importi contestati.
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